IL PICCOLO SEME

Alla fine degli Atti degli Apostoli si legge che S. Paolo, una volta approdato a Pozzuoli nel suo lungo e tormentoso viaggio dalla Palestina all'Italia, trovò colà ad attenderlo dei fratelli Cristiani che lo pregarono di rimanere presso di loro. Dopo una settimana, ripreso il cammino alla volta di Roma, i "fratelli" che ne avevano avuto notizia, gli vennero incontro fino al Foro Appio ed alle Tre Taverne.

"Paolo, quando li ebbe visti, ringraziò il Signore e prese animo''.( Act. Ap. - XXVIII - 13, 15.)

Come spiegare tale presenza di piccole comunità cristiane nell'Italia meridionale ancora prima che vi approdassero gli Apostoli?

La ragione più plausibile sembra di trovarla negli Atti stessi degli Apostoli, dove si legge che, tra i testimoni dello strepitoso miracolo delle lingue, verificatesi fuori del Cenacolo, nel giorno della Pentecoste, insieme a Parti, Medi, Elamati, ecc. vi erano anche avventizi romani (Avventizi romani erano giudei che abitavano a Roma e si trovavano di passaggio a Gerusalemme), tanto giudei quanto proseliti ... e tutti stupivano e facevano le meraviglie dicendo. "Guarda, costoro che parlano non sono tutti galilei? E come mai abbiamo udito ognuno di noi nella nostra lingua?".

Orbene di costoro, al termine del primo discorso di San Pietro, circa tremila ricevettero il battesimo "ed erano perseveranti nella dottrina degli Apostoli e nell'unione, nello spezzare il pane e nella preghiera".

Ora si dà il caso che, tra gli altri, testimoni si direbbero quasi privilegiati, dei tanti straordinari eventi verificatisi a Gerusalemme negli ultimi giorni della vita del Signore ( in particolare la Sua Morte e Resurrezione), fossero i legionari romani della famosa "Coorte Italica" che, all'epoca, si trovava distaccata in Palestina ed, in occasione della Pasqua giudaica, a Gerusalemme per il servizio d'ordine, al comando del centurione Cornelio. Ora, siccome è notorio che tale Coorte era di stanza normalmente a "Casa Irta" (l'odierna Caserta, capoluogo di Terra di Lavoro, nella Campania), a poca distanza dall'antica Cales, importante colonia romana, niente di più probabile che, tanto quei "romani avventizi" quanto alcuni, se non tutti, dei legionari arruolati nella Coorte Italica (sicuramente il loro comandante, il Centurione Cornelio!), una volta convertitisi alla religione cristiana e ritornati in Italia, i primi nel Lazio, i secondi in Campania, vi avrebbero svolto opera di proselitismo ed evangelizzazione dando così origine, in quelle regioni, alla nascita di piccole comunità cristiane, ancora prima che vi approdassero gli Apostoli. E' quanto taluni pensano che si sia potuto verificare anche per Cales, dove S. Pietro, di passaggio alla volta di Roma, avrebbe trovato già costituita una piccola comunità cristiana, ponendo a capo di essa, come Vescovo, un cittadino della stessa Cales o, come altri opinano, un suo discepolo, giunto colà alla sua sequela, S.Casto, appunto, nell'uno o nell'altro caso. Sarebbe stato il noto granello di senapa,(Cfr., Math. Xlll, 31-32.) certo il più piccolo di tutti i semi, ma che una volta gettato nel terreno dal Principe stesso degli Apostoli, o da un suo discepolo, irrorato dal sangue del Martire ed incrementato da Dio, sarebbe poi cresciuto, attraverso i secoli, nel grande e luminoso albero della Fede che è nella Chiesa Diocesana di Calvi.

IL CULTO di S. CASTO M.,

I° VESCOVO E PATRONO DELLA DIOCESI Dl CALVI

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Pur senza nulla togliere alla credibilità della Tradizione, ovviamente più prolissa ed episodica, sembra sufficiente, oltre che più conveniente, riportare ciò che della vita e martirio del I° Vescovo e Patrono Principale di tutta la Diocesi di Calvi si legge nel "Proprium Sanctorum" traducendolo testualmente dalla lingua latina: "Casto, che si venera quale 1° Vescovo di Calvi, dopo d'aver rinnegata l'avita superstizione, si diede aIla sequela di Cristo. Subito, abbandonati gli allettamenti e le seduzioni del secolo, per niente atterrito dalla crudeltà del tiranno e dall'atrocità dei tormenti, iniziò immediatamente a professare, confermare e diffondere la Religione abbracciata e tanta era la profusione delle virtù di cui rifulgeva, che facilmente era dato constatare essere egli pervenuto al sommo apice della perfezione cristiana".

Si può appena immaginare quanti, rinunziando, sul suo esempio, alla falsa religione dei gentili, abbiano abbracciato la religione cristiana.

Elevato alla dignità episcopale, è difficile dire quanto si sia adoperato per condurre il gregge a lui affidato sulla retta via della salvezza.

Favorito da Dio del molteplice potere dei miracoli, molto spesso restituì la vista ai ciechi e la sanità agli storpi ed afflitti da varie malattie. In maniera particolare, la sua portentosa prerogativa rifulse nel liberare gli energumeni dal maligno.

Intanto, i sacerdoti degli idoli, temendo che dall'operato di Casto fosse potuta essere distrutta la loro religione, lo accusarono presso Messalino, Preside della Campania. Costui, posta in vari modi, ma inutilmente alla prova la costanza di Casto nella fede, ordinò, presso la città di Acquaviva, che fosse percosso con verghe e bastoni e poi, insieme a Cassio, Vescovo di Sinuessa, bruciato vivo.

Usciti i Santi Vescovi miracolosamente illesi da quelle fiamme ed attribuendo ciò Messalino ad opera di magia, li fece condurre nel tempio di Apollo, perché offrissero incenso all'idolo. Ma, mentre erano tutti colà riuniti, improvvisamente, il tempio crollò seppellendo sotto le sue rovine tiranno e popolo e lasciando sani e salvi soltanto Casto e Cassio.

Finalmente, condotti da Acquaviva a Sinuessa e sottoposti prima alla lapidazione, trafitti poi dalla spada, gli invitti atleti di Cristo ottennero la palma del martirio. Subito i Calvesi elessero a loro Patrono il Vescovo che così intrepidamente aveva sparso il sangue per Cristo e con ogni onore ne nascosero il Corpo nella Cattedrale di Calvi.

Ancora oggi un Braccio di esso viene esposto alla pubblica venerazione.

Tale il racconto della vita e martirio del 1° Vescovo della Diocesi di Calvi, S. Casto, quale si legge nel "Proprium Sanctorum pro Diocesi Calvensi", nel giorno della sua festa liturgica, il 22 maggio. Ovviamente esso è meno abbondante e ricco di episodi di quello pervenutoci dalla Tradizione ma, nella sostanza, non se ne discosta molto.

Secondo la Tradizione, per 39 giorni le Sacre Spoglie rimasero insepolte, fino a quando, nella notte del 1° Luglio dello stesso anno, 66 d.C., alcuni devoti di Calvi, raccoltele nascostamente, le trasportarono nella loro cittadina, seppellendole in una località rimasta per molto tempo segreta, quasi sicuramente quella su cui, agli inizi del IV secolo, il Vescovo di Calvi, Calepodio (307), il 1° di cui si abbia ufficialmente notizia dopo S. Casto, eresse il primo altare in suo onore e dove, nel corso dello stesso secolo IV, venne costruito il primo tempio (la Cattedrale di Calvi), dedicata a S. Casto Vescovo e Martire.

Di tale tempio, denominato in seguito "S. Casto Vecchio", non restano, al presente, che pochissimi ruderi, sotto la campata del ponte dell’Autostrada del Sole, a poca distanza dal parcheggio "Cales", in direzione Nord.

All'origine, fu una basilica cimiteriale ad una sola navata, orientata a settentrione invece che ad oriente, come quasi tutti gli edifici sacri del tempo.

Alla fine del secolo VIII, fu trasformato in basilica a tre navate. Un secolo dopo, venne completamente distrutto, insieme all'antica Cales, nella feroce lotta accesasi tra i nipoti del Vescovo -Conte di Capua - Pandolfo.

Ricostruito, poi di nuovo distrutto, fu rifatto per la quarta volta, dopo l'anno Mille, rimanendo aperto al culto fino al 1782, quando, dichiarato ormai inagibile, venne abbandonato definitivamente.

Aveva sicuramente una "Cattedra Vescovile", vista dallo storico Cerbone alla fine del XVII secolo, con immagine ed iscrizione di S. Casto V.M., senz'altro molto più antica di quella che, attualmente, s'ammira nella Cattedrale di Calvi, ornata sì di artistici mosaici, a disegno geometrico, nei braccioli e nella cuspide, ma senza né immagine né iscrizione di S. Casto. Di essa purtroppo non si è trovata più traccia.

Al presente, come si diceva, dell'antica Basilica paleocristiana del IV secolo non restano che pochissimi ruderi, in completo abbandono: una parte dell'abside ed una del muro della primitiva facciata.

LA RELIQUIA DEL S. PATRONO

 

Come già riferito, il Corpo di S. Casto, dopo il martirio della decollazione (22 Maggio 66 d. C.), rimase insepolto per ben 39 giorni, fino a quando cioè, il 1° Luglio dello stesso anno, alcuni cristiani calvesi, raccoltolo nascostamente, lo trasportarono dalla città di Sessa a Calvi, dove rimase per 9 secoli esatti.

Nell'anno 966 d. C., infatti, Landone, Duca di Gaeta, rapitolo nottetempo, lo trasportò in quella città.

All'epoca, era Vescovo di Calvi Andrea Diacono il quale, venuto a conoscenza della cosa, cercò il corpo del S. Martire e, dopo due anni, ne ottenne dallo stesso Landone una Reliquia (un braccio).

Nel 1520 il Vescovo Giovannantonio Del Gallo fece costruire una Teca d'argento, a forma di braccio, includendovi la S. Reliquia, con la spesa di 50 ducati offerti, a tale scopo, da un devoto di S. Casto, tale Giovanni Antonio Pellecchia.

Non essendo però bastata tale somma, furono venduti anche i paramenti sacri forniti dalla stessa famiglia Pellecchia alla Cappella detta delle Reliquie nella Cattedrale di Calvi, a sinistra dell'Altare Maggiore. Un altro Vescovo, Mons. Gennaro Filomarino (1623-1650) fece adattare al Braccio d'argento un piedistallo di "ramocipro". Tutta la Teca era alta circa 40 cm.; la S. Reliquia che si esponeva alla pubblica venerazione nei giorni 21 e 22 Maggio (quest’ultimo, giorno della morte, "dies natalis" di S. Casto), era conservata in una nicchia, di marmo finissimo, posta su di un antico altare della Cripta della Cattedrale. Il resto del Corpo di S. Casto rimase al Duomo di Gaeta.

Il 23 Maggio 1858, nella notte seguente alla festività del S. Patrono, la preziosa Teca d'argento contenente la S. Reliquia (il braccio) fu trafugata da ignoti ladri. Dolentissimo di tale perdita, il Capitolo Cattedrale di Calvi si rivolse all'Arcivescovo di Gaeta del tempo, Mons. Filippo Gammarota, per avere un'altra Reliquia del S. Protettore.

Furono a ciò deputati due Canonici: D. Antonio Izzo, eletto più tardi Vescovo di Isernia e Venafro, e D. Michele Castagna di Sparanise.

Accolti benevolmente dal suddetto Arcivescovo, ottennero dallo stesso una Reliquia del Cranio di S. Casto, quella che al presente si espone alla venerazione dei fedeli nel giorno della Sua Festa liturgica, il 22 Maggio.


 

Il culto e la reliquia di San Casto

Patrono della Diocesi "Teano-Calvi" e Protettore di Calvi Risorta

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nel 1931° ANNIVERSARIO del MARTIRIO

22 Maggio 66 d.C. - 22 Maggio 1997

 

 

 

PREGHIERA A SAN CASTO

Glorioso San Casto, Vescovo e Martire, Patrono della nostra Chiesa di Teano-Calvi e Protettore di Calvi Risorta, Tu che hai testimoniato la fede e l’amore a Gesù Cristo in tutta la vita fino all’effusione del Sangue, ottieni a noi, alle nostre famiglie, alla nostra Diocesi la perseveranza nella fede e nell’amore a Dio e ai fratelli in tutti i giorni della vita. Amen.

(Con approvazione ecclesiastica)


San Casto: risposte a domande

  1. Morì martire= a.66 d.C.
  2. Ci parla di lui=lo storico Cerbone, Arciprete di Afragola,
  3. per incarico del Vescovo di Calvi=Vincenzo De Silva (1679-1702)
  4. Lo storico Cerbone scrisse= "Vita e Martirio dei Santi Casto e Cassio"
  5. Secondo quale storico Casto fu cittadino di Calvi=lo storico Zona di Sparanise
  6. La tradizione orale e secondo altri storici di chi lo dicono discepolo di San Pietro
  7. Dove si parla di San Casto=nel "Proprium Sanctorum" dell’antichissima Diocesi di Calvi
  8. In che giorno e mese, sin dai primi secoli del cristianesimo, ricorre la solennità di San Casto=il 22 maggio
  9. Quale fu la prima reliquia di S. Casto, venerata nella Cattedrale=il braccio di S; Casto, poi trafugato
  10. Oggi quale reliquia si venera=il Cranio di San Casto
  11. Dove si trovano i resti del primo tempio eretto in onore di S. Casto=in località "San Casto Vecchio" sotto la campata dell’Autostrada del Sole, a poca distanza dal parcheggio "Cales", in direzione Nord
  12. Quale Vescovo eresse il primo altare in onore di San Casto=il Vescovo Calepodio (+307) agli inizi del IV secolo d.C.
  13. Quando per la prima volta accanto al nome "Calenus" appare "Calvensis", cioè insieme all’antico nome di Cales si adoperò quello attuale di "Calvi"=al tempo del Vescovo Andrea (a.853) di Calvi
  14. Quando visse il Vescovo "Giusto"=al tempo del concole romano Olibrio il Giovane dal 5 marzo a.488 al 5 febbraio 492
  15. Chi fu "Celerio Giustinian"o=un bambino di anni cinque al tempo del console romano Olibrio il Giovane
  16. A quale Concilio intervene il Vescovo Graziano=al Concilio di Rimini contro gli Ariani nel 359 (cfr. Mansi, Concilia, vol.III, col.299)
  17. A quale Sinodo fu presente il Vescovo Valerio= al Sinodo Romano del 499 (Momsen, Monumenta Germaniae..., vol. XII, pag. 32,37,408)
  18. Quando la Diocesi di Calvi venne unita a quella di Teano, ambedue egualmente principali=il 28 giugno 818 da Papa Pio VII
  19. Quando la Diocesi di Calvi venne fusa con qualle di Teano con dizione "Teano-Calvi"=30 settembre 1986
  20. Come si chiama l’attuale Vescovo di "Teano-Calvi"=Mons. Francesco Tommasiello
  21. Chi è l’attuale Vicario Parrocchiale di "San Casto nella Cattedrale"=Sac. Antonio Santillo
  22. Calvi Risorta quale Monumento Nazionale ha=La Cattedrale Romanica
  23. Quale Vescovo s’interssò più di tutti alla Cattedrale di Calvi=Mons. Giuseppe Maria Capece Zurlo, eletto poi Card. di Napoli
  24. Il portale marmoreo si fa risalire a un celebre scultore=Taddeo da Sessa
  25. Lo stile romanico della Cattedrale quando fu trasformato in quello barocco=nel sec.XVIII
  26. Il pulpito a quale secolo risale=ai secoli XI e XII
  27. Qual è il vero gioiello d’arte della Cattedrale Romanica= la cattedra episcopale di marmo medioevale
  28. La Crpta della Cattedrale Romanica è sostenuta da quante colonne=21 colonne di granito cipollino
  29. I capitelli della Cripta sono uguali=no, sono tuti diversi, provenienti dall’antica Cales pagana
  30. La "Grotta dei Santi":

  31. Da chi venne pratica nel tufo=dai monaci di San Basilio, venuti a Calvi dall’Oriente, dove vigeva la persecuzione degli iconoclasti
  32. Cosa visi conserva=alcune pitture di Santi, anteriori al sec.XII