Sarcofago, una delle opere più note della produzione scultorea d'età Longobarda in area capuana

Caturano, 06.03.2001
Prof. Don A. Santillo: a.santillo@tin.it

Rev.mo Prof. Don A. Santillo,
nel ringraziarLa per la preziosissima collaborazione fornitaci, desidero inviarLe alcune informazioni relative alla fronte di sarcofago un tempo inserita nel portale laterale della facciata della Cattedrale di Calvi.
In un articolo, firmato dal collega Del Barone e da me, apparso il 1 dicembre 2000 sulla pagina culturale del "Giornale di Caserta" (Le allego il testo integrale), segnalammo la conclusione della grande mostra bresciana "Il Futuro dei Longobardi", in cui erano stati esposti diversi reperti di età longobarda provenienti dalle collezioni del Museo Provinciale Campano di Capua e dai depositi della
Soprintendenza B.A.A.S. di Caserta e Benevento.
Tra questi reperti, come forse già saprà, v'era  anche la lastra di Calvi, senz'altro uno dei pezzi  più prestigiosi provenienti dal nostro Meridione o, se vuole, dalla "Langobardia Minor".
La lastra è sicuramente una delle opere più note della produzione scultorea d'età longobarda in area capuana e la sua presenza ad una mostra di livello internazionale fu sicuramente, come sottolineammo nell'articolo, motivo di soddisfazione e di orgoglio per le amministrazioni che consentirono il prestito e, naturalmente, per la Nostra Terra custode, nei secoli, di un tesoro tanto importante. La scheda della lastra per il catalogo della mostra bresciana fu egregiamente curata dal prof. Valentino Pace (se non la possiede, saró lieto di fargliene avere
fotocopia). Un'immagine della lastra, ancora inserita nell'archivolto del portale laterale, fu pubblicata già in M. D'Onofrio e V. Pace, "La Campania" (5º vol. di "Campania Romanica"), Milano 1980. Nella stessa pubblicazione un intero capitolo è dedicato alla Cattedrale di Calvi, se Lei non dispone di questo testo saró lieto di fargliene avere fotocopia, intanto Le allego scansione dell'immagine.
Una delle rappresentazioni più vecchie (se non la prima!) della lastra di Calvi è contenuta in E. Bertaux, "L'Art dans l'Italie méridionale", Paris-Rome 1903.
Si tratta di una minuta foto in b/n, di cui purtroppo non dispongo neanche in fotocopia poichè gli esemplari di questo testo conservati presso la Biblioteca della
Soprintendenza e la Biblioteca Nazionale di Napoli sono esclusi dal prestito e dal servizio fotocopie.
Sulla lastra di Calvi si sofferma anche il prof. F. Gandolfo in una sua recente pubblicazione: "La scultura normanno-sveva in Campania", Bari 1999 (anche in questo caso, se non ne dispone già, saró felice di poterLe fornire fotocopia).
Le allego scansione dell'immagine "ufficiale" della lastra di Calvi, cosí come pubblicata in: AA.VV., "Il Futuro dei Longobardi - L'Italia e la costruzione dell'Europa di Carlo Magno", Milano 2000, fig. 309. La relativa didascalia recita: «309. Il sarcofago di Calvi, IX-X secolo, sarcofago con clipeo di defunto,
marmo, 71 x 232 x 17 cm, Caserta, Soprintendenza per i B.A.A.A.S. di Caserta e Benevento (cat. n. 430)».

La lastra di Calvi, in attesa del suo ritorno, è sicuramente meritevole di essere ricordata, prima che sul territorio d'origine se ne perda memoria, ai fedeli e ai visitatori anche mediante la semplice esposizione di una foto e di una sintetica scheda all'interno dell'Edificio Sacro. E' giusto che la cittadinanza di Calvi vada orgogliosa di una testimonianza tanto importante della scultura altomedievale e che sappia di aver degnissimamente contribuito con uno dei suoi tesori al prestigio ed alla piena riuscita di uno dei maggiori eventi culturali europei del 2000.

Augurandomi di averLe potuto fornire notizie utili e ringraziandoLa ancora una volta anche a nome del collega Del Barone, Le invio i miei più distinti saluti.

                                                                Marco Falcone


All’allestimento della grande mostra di Brescia hanno partecipato anche il Museo Campano e la Soprintendenza di Caserta.

(Articolo pubblicato il 1 dicembre 2000 sulla pagina culturale del “Giornale di Ca­serta”) Si è chiuso quello che è stato sicuramente uno dei maggiori eventi culturali del 2000: la grande mostra “Il futuro dei Longobardi - L'Italia e la costruzione del­l'Europa di Carlo Magno”.

La mostra, che si è tenuta a Brescia nel complesso monastico di Santa Giulia, ha presentato ad un pubblico internazionale una straordinaria messe di oltre cinque­cento reperti prestati da più di centosettanta raccolte italiane ed estere per un valore assicurativo complessivo superiore a trecento miliardi.

La mostra, frutto di un rigoroso impegno scientifico e di un'accorta organizza­zione, ha avuto uno straordinario successo di pubblico, tanto da rendere necessario l'istituzione di un apposito servizio di prenotazione delle visite.

Dedicata all'eredità, che, con la liquidazione del Regno Longobardo d'Italia nel 778, fu assorbita in Italia settentrionale dai franchi vincitori e, nel nostro meri­dione, dal ducato longobardo di Benevento, l'iniziativa culturale ha proposto la ri­lettura delle espressioni culturali italiane tra il 6’e l'11 sec. alla luce dei nuovi pro­gressi della ricerca, che hanno notevolmente rivalutato l'apporto dato dai longo­bardi alla storia d'Italia. Ne è risultato un quadro d'insieme ben lontano da quello solitamente proposto dalla storiografia tradizionale, che ha presentato i longobardi semplicemente come “barbari” invasori, che, stabilitisi con violenza in Italia nel 568, aprirono i secoli bui dell'alto medioevo, rappresentando la negazione della ci­viltà latina. A Brescia è stato invece messo in evidenza come l'età longobarda con­tinuò in gran parte la tradizione tardo-antica integrandovi, naturalmente, impulsi di tradizione germanica.

Alla grande mostra, che ha avuto il sostegno di numerosi e prestigiosissimi enti culturali, hanno sensibilmente contribuito anche due istituzioni della nostra provin­cia, il Museo Campano e la Soprintendenza di Caserta, che hanno reso possibile l'espo­sizione ad un più ampio pubblico di reperti della tarda età longobarda - databili quindi tra il 9’ e il 10’ sec., di eccezionale interesse e, purtroppo, ancora poco cono­sciuti anche in Terra di Lavoro.

E' stata portata in mostra la lastra con leoni affrontati, che proviene dalla chiesa ca­puana di San Giovanni a Corte (in cui faceva probabilmente parte di una recinzione liturgica) ed è uno dei pezzi più noti e studiati della scultura altomedievale della nostra provincia. Il reperto, che fu già esposto alla grande mostra sui longobardi di Cividale del Friuli del 1990, è stato prestato dal Museo Campano, della cui Sezione Medievale è uno dei pezzi più importanti.

E' in mostra a Brescia anche la lastra di Calvi, un massiccio fronte di sarcofago realizzato verosimilmente per un aristocratico longobardo e ornato da figure di si­rene e tritoni in bassorilievo simmetricamente disposte ai lati di un busto clipeato centrale.

La lastra, che per ragioni di sicurezza fu asportata da uno dei portali laterali della cattedrale di Calvi per essere ricoverata presso la Soprintendenza di Caserta, s'i­spira nel motivo decorativo figurato a modelli classici estremamente diffusi. L'ab­bigliamento della figura clipeata è invece fortemente influenzato dalla moda bi­zantina. E' infine un comunissimo stilema romano-bizantino il motivo ad intreccio, che, posto sul solo bordo destro della lastra, non può certo essere considerato un esito dalla Schlaufenornamentik longobarda.

Si possono vedere a Santa Giulia anche due meno noti reperti, sempre prestati dal Museo Campano. Si tratta di due pilastrini, di cui uno, proveniente dalla Chiesa della Carità di Capua, è ornato da un angelo in sottile e raffinato bassorilievo. L'angelo è rappresentato frontalmente in una veste dal ricco panneggio e con ela­borate bordature perlinate di ascendenza bizantina. La faccia a vista del secondo pilastrino, anch'esso estremamente raffinato, è percorso da tralci intrecciati in vigo­roso bassorilievo e termina in un capitellino a foglie d'acqua dai tenui chiaroscuri.
Completano la “rappresentanza” di Terra di Lavoro a Brescia tre capitelli ad incavi geometrizzanti e scanalature verticali, che sono tra le più tipiche realizzazioni della plastica architettonica della Langobardia meridionale. Mentre tutti gli altri reperti in mostra testimoniano la tradizione o la riproposizione di schemi tardoantichi e l'adozione di modi bizantini da parte delle committenze longobarde, il motivo ad incavi geometrizzanti è, invece, un elemento nuovo. Questo motivo, combinandosi a ornati simili e a tipologie di matrice bizantina e associandosi al motivo a scana­lature di ascendenza classica, si traduce infatti in una sintesi che, limitatamente al piano artistico, è quasi l'emblema dell'organica fusione tra la tradizione longo­bardo-germanica e quella romano-bizantina.

L'aver contribuito alla grande mostra di Brescia è sicuramente motivo di soddisfa­zione sia per le istituzioni, che vi hanno collaborato, sia per la nostra provincia, che ha potuto far conoscere e valorizzare a livello internazionale un saggio, ridotto ma non per questo meno significativo, dei suoi tesori d'arte e di storia.

Mario Del Barone e Marco Falcone